L’ADHD (acronimo per l’inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder) o Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività è un disturbo caratterizzato da una ridotta attenzione/concentrazione e da impulsività e iperattività.
E’ un disturbo del neurosviluppo. Insorge nell’infanzia anche se a volte è diagnosticato solo in età adulta. Ha una componente biologica che comporta delle conseguenze sui comportamenti della persona.
Sarebbe preferibile parlare di neurodivergenza per evitare una stigmatizzazione. Per neurodivergenza si intende un modo diverso, particolare, peculiare del cervello di funzionare rispetto alla maggioranza delle persone (neurotipici) dove per diversità non si intende che si è più o meno degli altri.
Da un punto di vista biologico è stato riscontrato:
- Una alterazione della dopamina. La dopamina è un neuro trasmettitore e quando viene rilasciato nel nostro cervello ci aiuta a concentrarci, ad essere calmi, a motivarci e a sostenere le capacità cognitive che ci permettono di pianificare, ordinare, organizzare, controllare e regolare il nostro comportamento finalizzato ad un obiettivo (funzioni esecutive). Nella persona con ADHD non viene rilasciata la quantità giusta di dopamina nel momento in cui è necessario.
- Un tempo differente di sviluppo della corteccia cerebrale, particolarmente in aree come la corteccia prefrontale, parietale e temporale. Queste aree raggiungono una prima maturazione (spessore corticale) in media 2-3 anni più tardi rispetto a quanto avviene in soggetti con un neurosviluppo definito “tipico” (normale). Questa caratteristica si traduce in una difficoltà a controllare gli impulsi e in una disregolazione emotiva.
L’adulto con ADHD, in maniera inconsapevole, fin da bambino compensa i deficit neurobiologici causati dal basso livello di dopamina con comportamenti che aumentano la noradrenalina, un neuro trasmettitore che andrà a sostituire la dopamina, di cui è carente.
La persona con ADHD ha difficoltà ad automotivarsi. La motivazione è la capacità di ricreare internamente un’emozione positiva che verrà provata, non nell’immediato, ma in un tempo più distante, al raggiungimento di un obiettivo.
La difficoltà a motivarsi e la disorganizzazione (caratteristiche tipiche dell’ADHD per bassa dopamina) portano all’evitamento degli impegni (studio, faccende domestiche, sport ecc). La procrastinazione crea un piacere immediato (sistema del reward) dato dall’aumento della dopamina. Questo piacere dura poco del tempo però e generalmente ha conseguenze negative.
Per compensare l’idea negativa di sé per non aver assolto i propri impegni e per tollerare il giudizio e le critiche delle persone vicine per aver procrastinato, si può innescare un comportamento di dipendenza. La compulsività (shopping, cibo, sesso, pornografia, alcol, social, sostanze) serve ad attenuare il pensiero autocritico di non essere stato in grado di svolgere attività che normalmente le persone attuano (procrastinazione degli impegni, essere in ritardo, dimenticanze ecc) .
Se la persona con ADHD riuscisse invece ad automotivarsi, ricordando e ricreando dentro di sé l’emozione positiva che vivrebbe dopo aver portato a termine i suoi impegni, grazie ad una buona organizzazione, sentirebbe quella soddisfazione, contentezza e felicità data dall’aver raggiunto gli obiettivi prefissati.
La persona scambia il piacere con la felicità/contentezza/soddisfazione. Questo è ciò che la persona con ADHD dovrà imparare. Sostituire la gratificazione immediata che rilascia il piacere di procrastinare un impegno, che dura poco nel tempo, con una gratificazione ottenuta più in là nel tempo, molto più duratura, che dà una sensazione di felicità e contentezza perché si è riusciti a raggiugnere, gli obiettivi prefissati nello studio, una autorealizzazione nel lavoro, una relazione affettiva stabile, una gestione corretta del denaro ecc.
Lo stress, la rabbia, la caffeina, la nicotina, l’ipoglicemia, alcune sostanze come la cocaina, sport estremi, il fare le cose all’ultimo minuto, l’urgenza, le attività che hanno caratteristiche di novità e che danno gratificazione, comportano una “scarica di dopamina e noradrenalina/adrenalina” che agisce come stimolante. Per questo motivo sono tutti comportamenti molto ricercati dalla persona con ADHD. Se da una parte permettono di compensare la mancanza di dopamina e sentirsi più attivi, motivati e concentrati, dall’altra però sono comportamenti che hanno delle conseguenze disfunzionali.
Un comportamento che va a compensare in maniera positiva i deficit neurobiologici è una equilibrata attività fisica perché aumenta non solo la noradrenalina ma anche la dopamina e la serotonina, migliorando il funzionamento cognitivo e comportamentale.
Negli adulti, i sintomi di disattenzione, impulsività e disattenzione si modificano rispetto al bambino.
DISATTENZIONE
La disattenzione ha come conseguenza la disorganizzazione che si traduce in una difficoltà ad organizzare le attività della vita quotidiana, per una errata valutazione o assenza di percezione dello scorrere del tempo. C’è una sopravvalutazione del tempo a disposizione e una sottovalutazione del tempo necessario per svolgere un compito.
La disattenzione può manifestarsi con un hyperfocus quando la persona è immersa in una attività / pensiero distaccandosi da tutto ciò che accade attorno o su una concentrazione su più aspetti o stimoli contemporaneamente, allo stesso tempo. Non sanno dare priorità agli stimoli o prendere decisioni su quale stimolo o d’impegno è più importante.
Sono sempre in ritardo. Hanno difficoltà a programmare i tempi necessari per compiere una azione. Sono spesso di corsa per recuperare il tempo perduto. Ad esempio, impiegano un tempo troppo lungo per fare la doccia, senza rendersi conto del tempo che passa e non hanno tempo per fare colazione. Molte volte eccedono nella condizione opposta come situazione di iper compenso. Per funzionare sono costretti a mantenere un ordine ossessivo, eccessivo, al quale non possono mai rinunciare. Pensano che tutto ciò che rimane fuori dal campo dell’attenzione e dalla continuità della percezione del reale sia perduto.
Smemoratezza. Spesso dimenticano appuntamenti impegni, scadenze. Fissano appuntamenti di cui non si ricordano oppure ne sovrappongono più di uno nello stesso orario. Fanno delle liste di cose da fare ma non le guardano. Sono sbadati. Non si ricordano che devono fare una cosa oppure arrivano in un luogo e non si ricordano perché ci sono andati. Hanno difficoltà a stabilire la priorità nelle attività da svolgere.
Sono sempre annoiati. La noia è una compagna molto frequente. E’ poco sopportabile e si calma passando da una attività all’altra.
Perdono oggetti o li ripongono in posti sbagliati.
Procrastinazione. Gli impegni vengono rinviati fino a che la scadenza non è vicina. Riescono ad attivarsi solo in presenza di stimoli molto intensi, quando sono sotto pressione (stress). Hanno bisogno che l’ansia salga ad un livello intenso, ad esempio, solo vicino ad una scadenza, per sbloccarsi ma poi questo significa che devono fare tutto all’ultimo momento. A volte ci riescono con una grande fatica altre volte no.
Difficoltà di concentrazione. Non riescono a mantenere la concentrazione a lungo, in maniera costante, si distraggono facilmente soprattutto se i compiti sono noiosi e ripetitivi. Passano da una attività all’altra, accumulando una serie di attività incompiute sia nella vita sentimentale che lavorativa. All’opposto possono immergersi nello svolgimento di un compito tanto da essere totalmente disattenti a quello che succede attorno a loro.
L’attività mentale è caotica e incessante. La mente vaga (mind wandering) o sono talmente assorbiti nel proprio mondo interiore come se stessero sognando ad occhi aperti, tanto da perdere il contatto con la realtà ( daydreaming inattentivo).
Momenti di down o di inerzia. Bruciano tante energie in quello che fanno che passano dei momenti di down, dove ricaricano le “batterie”. Faticano ad attivarsi. Si attivano solo se si sentono gratificati, ricompensati e motivati. Se non ci sono queste sensazioni non si riescono ad attivare. Questa caratteristica può esporli all’uso e alla dipendenza da sostanze con funzione autoterapeutica per sentirsi attivi. Hanno difficoltà a completare attività già iniziate soprattutto dopo che è finito l’effetto novità.
Molto frequente è l’uso di sostanze e in particolare la dipendenza dai cannabinoidi utilizzati a scopo auto terapeutico, sia calmante rispetto ai sintomi ansiosi per ridurre la tensione e per favorire l’addormentamento sia con effetto stimolante, soprattutto cannabis con alto THC, che va a compensare l’inattiva per la mancanza organica della dopamina. A lungo termine, l’uso dei cannabinoidi è dannoso per le funzioni cognitive e attentive che nell’adulto ADHD sono già labili.
Hanno difficoltà ad uscire fuori dalle situazioni nel momento in cui si sono attivate, tanto da non accorgersi a volte, dei bisogni corporei, come la stanchezza e la fame e dimenticarsi di mangiare o di riposarsi.
Il senso di incapacità, il sentirsi esposti al giudizio degli altri, può farli oscillare da una condizione di demoralizzazione ad una di irrequetezza. Potranno tendere all’isolamento, avere frequenti dubbi esistenziali e inquietudini.
IMPULSIVITA’
Così come l’attenzione può saltare da uno stimolo all’altro senza soffermarsi su ognuno di essi, anche la capacità di entrare in contatto e fermarsi sugli stati emotivi interni può essere carente. Nel momento in cui si vive una emozione, non si riesce a dargli un nome o a capire perché la si sta provando, cosa è successo e verso quale persona è diretta. Le emozioni sia positive che negative, vengono quindi agite nei comportamenti. L’emozione si traduce in un comportamento anziché in una verbalizzazione o in una richiesta di aiuto.
Tipica è l’instabilità umorale o disregolazione emotiva. E’ molto frequente una irritabilità cronica fin dall’infanzia che permane in età adulta. L’umore cambia nel giro di poco tempo, rendendo molto difficili e conflittuali le relazioni in ambito affettivo e lavorativo. La tolleranza alle frustrazioni è bassa.
Il bisogno di una gratificazione immediata guida la scelte delle attività da compiere, che possono non corrispondere con quelle più adatte o appropriate.
L’impulsività si manifesta con la difficoltà a riflettere prima di agire che porta a svolgere i compiti in modo rapido e approssimativo, ad occuparsi di altro tralasciando quello che si stava facendo. Sono alla ricerca di stimoli e sensazioni forti per sentirsi attivi e contrastare il senso di inattività dato dallo scarso livello di dopamina. Sono inclini alle sfide e alle condotte pericolose.
Sono impazienti nel traffico, nell’aspettare in fila, nelle relazioni sentimentali o di lavoro.
Hanno difficoltà a gestire l’attesa in vista di un beneficio futuro, preferendo attività che danno ricompense immediate (per il rilascio di noradrenalina) sia perché non percepiscono il trascorrere del tempo, sia perché non sanno inibire l’inizio di risposte o per la presenza di pensieri interferenti.
L’impulsività e l’incoerenza può riguardare le decisioni nella gestione dei soldi, nell’iniziare dei progetti, nei viaggi, se licenziarsi dal lavoro, se mantenere il matrimonio. Possono avere problemi finanziari o di gioco d’azzardo.
IPERATTIVITA’
Gli adulti appaiono meno iperattivi rispetto ai bambini da un punto di vista fisico ma più da un punto di vista di pensiero. Il pensiero può diventare una attività interna incessante, una frenesia interiore.
L’iperattività prende la forma di irrequietezza, scarsa capacità di attendere, tendenza a giocherellare con le mani e con le dita, a muovere le gambe sul posto.
Possono parlare eccessivamente, non dare spazio alla conversazione agli interlocutori, intromettersi mentre le persone sono impegnate in altre attività, rispondere alle persone prima che loro finiscano ciò che stanno dicendo. Può venire meno la reciprocità nella relazione e per questo possono essere giudicati come poco empatici.
I problemi alla guida non sono molto gravi ma frequenti come tamponamenti, prendere multe per eccesso di velocità.
Sono incapaci a rilassarsi nel tempo libero, di finire un libro o guardare un film dall’inizio alla fine.
I disturbi del sonno sono dovuti all’attività mentale incessante. Sono molto frequenti perché i sistemi cerebrali coinvolti nella regolazione del ritmo sonno/veglia sono strettamente legati a quelli che regolano l’attenzione. Spesso gli adulti con ADHD non riescono a dormire perché hanno un continuo flusso di idee. Se riescono ad utilizzare un’agenda per annotare le cose senza lasciarsele sfuggire, “svuotano” la memoria di lavoro e riusciranno ad addormentarsi.
In particolar modo tendono sistematicamente a spostare in avanti l’orario di addormentamento fino anche ad arrivare all’inversione del ritmo sonno veglia.
Questo succede sia perché c’è una particolare tipo di genetica che predispone allo spostamento in avanti dell’orario di addormentamento (il picco di melatonina arriva più tardi) ma anche perché nella notte tendono ad avere una energia più alta. Nelle ore notturne ci sono meno stimoli disturbanti e possono gestire il tempo come vogliono. Sentono che il tempo comincia a scorrere in maniera più regolare e stabile. Questo incentiva il loro permanere svegli di notte e il dormire di giorno.
Ipersensibilità agli stimoli sensoriali. Possono non gradire di essere toccati, baciati, possono provare fastidio per alcuni tessuti, etichette dei vestiti, cuciture. Possono rifiutare alcuni tipi di cibo che risultano ad es. ruvidi sulla lingua, possono essere ipersensibili ai suoni, alla confusione, a rumori particolari o ad odori particolari.
RISORSE DELLA PERSONA CON ADHD
Accanto alle disfunzionalita’ ci sono dei punti di forza dell’ adulto con ADHD che possono rivelarsi utili. Questi sono:
L’iperfocalizzazione, la capacità di concentrarsi immergendosi totalmente può essere funzionale quando si vuole lavorare intensamente. L’iperfocus può permettere di raggiungere prestazioni elevate per una dettagliata conoscenza nelle aree di interesse.
Il pensiero arborescente , la capacità di fare rapide connessioni permette di avere un pensiero alternativo, non convenzionale e utile per svolgere compiti creativi o nei quali è richiesta fantasia e immaginazione. Il pensiero creativo fuori dagli schemi aiuta a trovare soluzioni alternative e originali a problemi complessi.
La curiosità e l’esplorazione verso nuovi stimoli possono essere utili ad adattarsi a diversi contesti o attività.
L’iperattività se ben convogliata può permettere di raggiungere prestazioni sportive di alto livello.
L‘ipersensibilità agli stimoli sensoriali può portare la persona ad interessarsi e a trasformarla anche in una professione a ciò che riguarda i suoni, le immagini, gli odori.